Sindrome da affaticamento cronico

La sindrome da stanchezza cronica (o Chronic Fatigue Syndrome) è un disturbo dalle origini oscure che colpisce in prevalenza giovani e donne con una età media di insorgenza intorno ai 30 anni ed è molto rara negli anziani. La fatica cronica persiste solitamente per almeno 6 mesi, non viene alleviata dal riposo e spesso anzi viene aggravata da minimi sforzi compiuti. I sintomi della Chronic Fatigue Syndrome sono generalmente una stanchezza prolungata e debilitante, cefalea, dolori delle ghiandole linfonodali cervicali e ascellari, mal di gola ricorrente, dolori muscolari e alle ossa, disturbi del sonno, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e malessere generale. Tutto ciò provoca, a lungo a andare, l’ incapacità di sostenere i normali impegni della vita quotidiana, sia a livello occupazionale, che sociale o personale. È spesso associata a stress o a sindromi ansioso-depressive.
L’ossigeno ozono terapia aumenta la resistenza allo sforzo ed ha un potente effetto anti invecchiamento è una macroterapia ad ampio spettro, ad azione anti-infiammatoria e anti dolorifica locale e sistemica, riattiva il microcircolo nei vari organi ed apparati con maggiore cessione e migliore utilizzo di ossigeno e sostanze nutritive nelle cellule e migliore elimazione delle sostanze tossiche prodotte dal metabolismo cellulare. Due studi clinici, che hanno coinvolto 217 pazienti, sono stati condotti presso l’Università di Siena ,Prof. V. Bocci, E. Borrelli et altri, hanno dimostrato che l’ossigeno-ozonoterapia determina:
A) Miglioramento del microcircolo e del’ossigenazione di tutti gli organi, riduzione della viscosità ematica, miglioramento della reologia del sangue.
B) Aumento sistemico della produzione di energia nelle cellule per attivazione della fosforilazione ossidativa mitocondriale con aumento della produzione di ATP.
C) Miglioramento della via metabolica glicolitica negli eritrociti. L’aumento della concentrazione di ATP nelle zone di ipossia.(2,3-DPG)
D) L’attivazione dello shunt esoso-monofosfatonegli eritrociti che determina aumento dei livelli di 2,3-difosfoglicerofosfato (2,3-DPG) particolarmente nei pazienti con bassa concentrazione di 2,3-DPG determina aumento della disponibilità di ossigeno ai tessuti ipossici dovuta a uno spostamento verso destra della curva di dissociazione HbO2.
E) Vasodilatazione dovuta a un aumento del rilascio di ossido nitrico e prostaciclina.
F) Rilascio di fattori di crescita da piastrine.